alla maniera di Luciano Pivotto

alla maniera di Luciano Pivotto

“Ogni mio lavoro non deve essere giudicato solo formalmente o concettualmente è importante non disgiungerlo dal procedimento per realizzarlo che è lento, ripetitivo e riflessivo” (Luciano Pivotto)

Mi capita spesso durante le lezioni di arte e immagine di fare riferimento ad artisti biellesi, ritengo che la conoscenza dei fenomeni artistici locali sia per i ragazzi un elemento fondante indispensabile.

Conoscere i “grandi” dell’arte è importantissimo ma è altrettanto importante conoscere artisti che in modo coerente hanno vissuto il loro percorso, a volte fuori dai grandi circuiti, ma che con il loro lavoro hanno contribuito alla storia dell’arte.

Seguendo questo principio, lo scorso anno scolastico, con i ragazzi di terza media ho voluto ricordare l’artista biellese Luciano Pivotto.

Nato a Trivero in provincia di Biella nel 1951 aveva iniziato la sua carriera negli anni ’70, realizzando lavori di carattere astratto-figurativo usando materiali poveri.

Nelle sue ultime opere il carattere distintivo è stato la scrittura usata come segno grafico, come codice linguistico. La superficie su cui lavorava era la cera, su cui incideva i suoi messaggi. L’artista usa le parole per definire il disegno, parole scritte in modo chiaro e in bella scrittura, spesso contengono messaggi di denuncia sociale in contrapposizione al soggetto rappresentato. In questo modo è possibile leggere l’opera d’arte in maniera duale, il segno grafico definisce il disegno mentre il testo definisce il contenuto.

Nella storia dell’arte la parola è stata sempre presente dipinta o scolpita, pensiamo ai geroglifici Egizi che accompagnavano dipinti e bassorilievi, a Paul Klee a Alighiero Boetti alle cancellature di Emilio Isgrò.

Le Scritture di Pivotto non sono calligrammi. L’opera di Apollinaire ci rassicura perché vediamo rappresentato ciò che leggiamo. In Pivotto  la contrapposizione tra segno e significato a volte ci “disturba” ci obbliga a pensare, a riflettere.  Il suo è un processo di semplificazione, lavora per sottrazione usando spesso immagini che “svuota” dal contesto e dai particolari estraendo infine solo i contorni che caratterizzano poi la forma. Bruno Munari in un verbale scritto nel 1992 afferma “Complicare è facile, semplificare e difficile……Quando qualcuno dice questo lo so fare anch’io, vuol dire che lo sa rifare, altrimenti lo avrebbe già fatto prima”.  Quasi tutti i ragazzi non conoscevano ancora Luciano Pivotto ma fin da subito si sono appassionati al suo lavoro dimostrando di apprezzarlo col massimo impegno ed interesse nella realizzazione dei loro disegni alla maniera di Luciano Pivotto.

 

 

 

www.arteimmaginecossato.it

www.lucianopivotto.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2 Risposte a “alla maniera di Luciano Pivotto”

  1. Ottimo lavoro collega. Condivido la convinzione di divulgare l’arte del territorio e gli artisti contemporanei, senza nulla togliere all’arte del passato.

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