Gioconda di Leonardo

Gioconda di Leonardo

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Universalmente riconosciuta come Lisa moglie del mercante Fiorentino Francesco del Giocondo, secondo la testimonianza del pittore Fiorentino Giorgio Vasari la Gioconda è il dipinto più celebre della storia dell’arte mondiale, il più visitato nella sua collocazione attuale il museo del Louvre di Parigi è il più riprodotto anche da artisti contemporanei come Marcel Duchamp che nel 1919 dipinge dei baffi su una sua copia.

Recenti studi però avanzano dubbi sull’identità della donna ritratta, anche a causa della difficile collocazione temporale del dipinto, che spazia dal 1503 anno in cui per la prima volta si ha testimonianza di un ritratto leonardiano di Lisa del Giocondo, al 1517 quando un ritratto di donna Fiorentina viene ricordato nella residenza di Leonardo ad Amboise in Francia.

Se però, come afferma sempre il Vasari nel 1550, Leonardo è colui che dà inizio alla maniera moderna di dipingere, la Gioconda n’è uno degli esempi più significativi, la modernità del pittore Fiorentino sta infatti nel aver abbandonato alcune tecniche pittoriche tipiche del 400 italiano per aprirsi a nuove soluzioni.

La Gioconda sancisce ad esempio l’affermarsi per i ritratti dell’inquadratura di tre quarti il cui volto e busto del soggetto raffigurato sono leggermente ruotati verso lo spettatore per creare con lui un intenso scambio di sguardi.

Lo sfumato è invece la tecnica pittorica usata da Leonardo, secondo la quale nessuna forma è più definita da marcate linee di contorno, ma prende corpo e consistenza grazie a velature di colore che generano morbidi passaggi chiaroscurali prendo loro una monumentalità mai vista prima.

La profondità dello sfondo, infine, non è più resa attraverso la prospettiva lineare conquista tipica del 400 Centro Italiano, ma attraverso quella che viene definita da Leonardo stesso prospettiva aerea, il lento e progressivo schiarire cioè degli elementi del paesaggio ma non mano che si allontanano verso lo sfondo.

È in questo modo che Leonardo ……dette alle sue figure il moto e il fiato (G. Vasari) 

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